Vent’anni fa ce n’erano una trentina, dieci anni fa non arrivava a mille iscritti; negli ultimi anni, invece, non solo hanno superato quota duemila, ma con le 2646 unità registrate lo scorso anno, l’American Staffordshire terrier è balzato ai vertici del gruppo dei terrier, preceduto solo dal Jack Russel.
American Staffordshire terrier: una bomba di forza e coraggio
Non sono solo gli italiani a preferirlo; in Francia, ogni anno, ne vengono registrati oltre seimila. Naturalmente quando una razza va per la maggiore c’è sempre il rischio che vengano prodotti cani che non siano tipici per la morfologia, né per carattere (muscoloso e potente com’è e con la dentatura che si ritrova, un Amstaff con problemi caratteriali sarebbe davvero un pericolo pubblico) o che la selezione non venga fatta escludendo dalla riproduzione esemplari portatori di patologie ereditarie che un allevatore serio cerca di limitare il più possibile. Gli americani sono arrivati a sostenere che, senza il giusto carattere, un Amstaff non può essere definito tale, tanta è l’attenzione che riveste l’aspetto caratteriale nei cani di questa razza. Il meglio di sé, l’Amstaff lo dà sicuramente in famiglia dove instaura un forte legame con l’uomo e, in virtù del suo passato come cane da lavoro, è ansioso di compiacerlo. Diventa così, un compagno di giochi per i bambini, desidera partecipare alla vita di casa ed è affettuoso con tutti, anche se ce ne sarà sempre uno che eleggerà come suo leader indiscusso. Nei rapporti con l’uomo non è mai servile, ma fiducioso e amichevole, mai immotivamente aggressivo. Può sembrare quasi un ‘patatone’, sempre desideroso di giocare o di mostrare a tutti la sua voglia di vivere, in realtà è sempre attento a quello che accade intorno a lui ed è pronto a reagire con intelligenza in qualsiasi situazione possa incontrare esibendo, nel caso, quel coraggio che lo standard definisce proverbiale. Per un Amstaff, la socializzazione è fondamentale: il cucciolo, infatti, deve avere la possibilità di vivere il maggior numero di esperienze positive possibili, in ambienti diversi e con persone e cani differenti. Il risultato sarà quello di avere un cane totalmente affidabile con l’uomo, mentre i rapporti con i suoi simili non saranno sempre facili ed è questo il motivo per cui non deve essere lasciato libero dal guinzaglio in zone pubbliche. Un padrone di Amstaff deve sempre tenere a mente che ha un cane di notevole coraggio e di straordinaria potenza fisica e deve quindi essere in grado di gestirlo in ogni circostanza. L’educazione deve cominciare il prima possibile e deve proseguire con un corso di obbedienza di base. Un cucciolo, insomma, deve imparare quanto prima a tenere a freno la sua naturale esuberanza e il suo essere materiale anche nelle esternazioni di affetto e un padrone, dal canto suo, deve cercare di tenere basso il suo livello di eccitazione, privilegiando lunghe passeggiate a giochi violenti o troppo frenetici.
La malattia più comune del cane
Si parla molto spesso di atassia cerebrale, una patologia responsabile della degenerazione del tessuto nervoso. Nell’Amstaff si manifesta solitamente intorno ai 3-5 anni ma i primi sintomi possono comparire verso l’anno e mezzo oppure in età più avanzata. La malattia si manifesta con andatura traballante, contrazioni muscolari, tremori, perdita di equilibrio e un’errata sensazione delle distanze, una volta arrivata allo stadio finale il cane è addirittura incapace di muoversi e l’unica soluzione a questo punto è la soppressione per eutanasia. Esiste un valido strumento per circoscrivere al massimo la malattia, un test del DNA che mette in luce le tre possibili opzione: a) un cane che possiede due copie normali del gene dell’atassia, non presenta la malattia né la trasmette; b) cane che possiede una copia difettosa e una normale del gene (carrier) non è affetto ma la trasmette a circa il 50% della progenie; c) un cane che possiede due copie difettose del gene, è affetto dalla malattia e la può trasmettere alla totalità delle progenie.