Nel mondo dell’arte capita spesso di trovare autori che si specializzano nella riproduzione di un soggetto particolare. C’è chi sceglie nature morte, chi paesaggi, chi ancora soggetti animati. È così dalla notte dei tempi. Ed è per questo che ogni epoca storica o movimento artistico riconosce un buon numero di specialisti se non addirittura di artisti “seriali”.
Louis Wain e i gatti
Il disegnatore inglese della seconda metà dell’Ottocento Louis Wain si era specializzato nella riproduzione di animali, scene di campagna e illustrazioni di libri per bambini. Poi però il destino ci mise lo zampino con tutto il suo carico di malasorte e tribolazioni familiari. E la sua arte subì un mutamento lento ma inesorabile che andava di pari passo con l’aggravarsi delle sue condizioni mentali. Dagli animali cominciò a concentrarsi sui gatti e da uno stile semplice, quasi “favolistico” con quei suoi animali antropomorfi, la sua arte si fece progressivamente più astratta, accesa da colori forti, addirittura “psichedelica” secondo una definizione di critici e psichiatri.
Una vita segnata
Louis William Wain nacque il 5 agosto del 1860 a Londra. Primo di sei figli e unico maschio Wain, come molti altri artisti, non ebbe una vita fortunata. La sua famiglia fu pesantemente segnata dalla malattia mentale. Tutte e cinque le sorelle mostravano segni inequivocabili di sofferenza psichica anche se solo l’ultima, la più grave, venne considerata “malata di mente” e ricoverata dai medici in istituto all’età di 30 anni. Nessuna delle altre quattro riuscì comunque a farsi una vita propria, tanto che vissero tutta la loro vita insieme con la madre senza mai sposarsi. Anche Louis ebbe i suoi problemi. Nacque con il labbro leporino e per tale motivo fu consigliato ai suoi genitori di non mandarlo a scuola fino a quando non avesse compiuto i dieci anni d’età. Ciò non gli impedì di iscriversi alla West London School of Art in cui, successiva- mente, ricoprì anche il ruolo di insegnante di materie artistiche, seppur per un breve periodo di tempo. Altri problemi incombevano sulla famiglia Wain. Il padre morì improvvisa- mente ancora giovane e Louis, che all’epoca aveva vent’anni e aveva già intrapreso la carriera artistica, dovette farsi carico sia della madre sia delle sue cinque sorelle.
Una sposa sfortunata
Riuscì comunque a unirsi in matrimonio che era ancora molto giovane. La sua sposa era Emily Richardson, governante della sorella e di dieci anni più vecchia di lui, cosa alquanto scandalosa per quei tempi. I due non si curavano troppo di quello che pensava la gente e il loro amore sembrava sincero. Per questo quando Emily si ammalò di cancro la sofferenza di Louis divenne palpabile. Il giovane sposo l’accudì come poté, ma la sua amata morì di lì a poco, a soli tre anni dall’unione. La sua predilezione per i gatti iniziò da questa ennesima disgrazia. Fu durante questo periodo che Wain scoprì il soggetto che avrebbe dato una svolta alla sua carriera artistica. Emily, infatti, trovava grande conforto in Peter, il loro gatto prediletto, e Louis, ispirato da un amore tanto potente, incominciò a dipingere scene che avevano come protagonista il loro gatto bianco e nero. In questo primo periodo tutte le rappresentazioni dell’artista sono figurative e realistiche. Ma negli anni successivi i suoi gatti iniziarono a camminare in posizione eretta, a sorridere, a manifestare espressioni del volto che erano caricature delle normali espressioni umane, e a vestire abiti tipici della moda del tempo. Le illustrazioni che realizzava presentavano gatti che suonavano strumenti musicali, servivano il the, pescavano o giocavano a golf, fumavano o si recavano a teatro elegantemente vestiti. La moda del tempo Nell’Inghilterra vittoriana di Wain questo modo di fare illustrazione era molto in voga soprattutto in stampe, biglietti di auguri o in illustrazioni satiriche. Questa sua nuova svolta poteva quindi essere dovuta alle influenze culturali del tempo. La prima serie di gatti “antropomorfi” fu pubblicata nel 1886, nel numero natalizio di Illustrated London News. I piccoli mici erano rappresentati intenti a svolgere attività tipicamente “umane” e “natalizie” quali, ad esempio, spedire dei biglietti di auguri oppure appende- re palle colorate all’albero di Natale. In questo tipo di produzione artistica Louis Wain fu molto prolifico. Tuttavia, nonostante il notevole successo professionale, riuscì ad avere comunque diversi problemi finanziari, dovuti per lo più allo scarso senso degli affari che l’accompagnò per tutta la vita. Malattia mentale e creatività artistica Per alcuni questa sua incapacità a fare buon uso dei guadagni era uno dei primi segni della malattia mentale che l’avrebbe travolto di lì a poco. Altri non concordano con questa ipotesi. Fatto sta che agli inizi del ‘900 la sua popolarità iniziò a declinare mentre la sua instabilità mentale cominciò, al contrario, ad aumentare gradualmente. Non che prima non venisse considerato un soggetto strano e bizzarro. Ma al- meno all’inizio c’era in lui qualcosa che suscitava un certo fascino su chi l’incontrava. Col passare del tempo divenne però sempre più eccentrico fino alla comparsa, nel 1917, quando aveva 57 anni, di un quadro francamente psicotico caratterizzato, tra l’altro, dalla presenza di tematiche paranoidee, dalla convinzione che la luce “tremolante“ dello schermo del cinematografo “rubasse” energia al suo cervello. Successivamente, con l’aggravarsi della situazione e il contenuto di queste idee deliranti, Wain iniziò a isolarsi limitando le sue relazioni interpersonali trascorrendo buona parte della giornata rinchiuso nella sua stanza. Il verificarsi di comportamenti francamente aggressivi e violenti motivò, nel 1924, il ricovero del “pittore dei gatti” in un ospedale per indigenti, lo Springfield Mental Hospital. Quando la notizia fu resa pubblica con larga dovizia di particolari, l’allora Primo Ministro inglese si occupò personalmente del “caso”, ottenendo il trasferimento di Wain in una struttura più decorosa dove poté continuare a dipingere in un giardino, circondato da piante e dai suoi amati felini.
L’esplosione della mente
Nonostante fosse sempre più stabilmente psicotico, continuò a dipingere spontaneamente. Il desiderio insomma permaneva, solo il suo modo di dipingere cambiò, lasciando intatta la sua ossessione per i gatti. La sua ultima produzione artistica, classificata non a caso come periodo “caleidoscopico”, si caratterizza infatti per i colori brillanti, forti, quasi aggressivi, e per la presenza di una miriade di grovigli geometrici l’insieme dei quali lascia trasparire, in una sorta di esplosione di piccoli frammenti e sulla base di un’astrazione sempre più complessa, il suo soggetto preferito: il gatto! Per chi si trova davanti uno di questi ultimi dipinti senza conoscere la storia di Wain sembra quasi impossibile vedervi il nostro piccolo e amichevole amico di casa. Ma potendo osservare una sequenza di opere realizzate in tempi successivi, dal primo gatto all’ultimo dipinto prima di morire nel 1939 a Napsbury (Hertfordshire), all’età di 79 anni, appare più che evidente la progressiva astrazione del soggetto rappresentato. Per gli psichiatri che lo avevano in cura e per quelli che ne indagano la vicenda artistica e umana, questa progressione va di pari passo con quella della malattia mentale che lo affliggeva portandolo a staccarsi in modo sempre più evidente dalla realtà. Curiosamente, infatti, tutta la produzione artistica di Louis Wain è oggi di interesse più degli psichiatri che di critici e storici dell’arte, tanto che analisi psichiatriche a posteriori e studi del rapporto tra creatività e malattia mentale realizzati attraverso i suoi gatti vengono ancora pubblicati sulle riviste mediche specializzate.
Amato dai gattofili
Wain è però molto noto anche tra i gattofili. La sua storia, l’amore per i gatti che ne ha condizionato l’arte e ha attraversato tutta la sua vita come un filo rosso continuo, nonostante il distacco progressivo della sua mente da ogni contesto reale, fanno di questo autore uno dei più misteriosi e affascinanti per chi condivide la stessa passione felina. Conoscerne la storia e la produzione artistica dandone prova nel proprio ambito lavorativo, può aiutare l’operatore del pet care per suscitare l’attenzione del gattofilo più riservato e restio a farsi guidare nelle scelte e nelle cure del proprio animale.